L’indifferenza e il Butterfly Effect
Rientro venerdì a Milano da Roma alle 18.20. Trenitalia in anticipo di ben 10 minuti. Ci mettiamo in fila per uscire quei 5 minuti prima, perché chissà quanto risparmieremo ad alzarci prima e uscire per primi. Probabilmente non il tempo ma sul fisioterapista sicuro.
Due ragazzi con due sacche sulla mia sinistra davanti a una porta, e una ragazza sulla mia destra con una valigia enorme sull’altra. Io in mezzo ai due bagni con il mio trolley a fiori con quelle 4 cose che mi servono quando parto per tre giorni.
Quella ragazza l’ho vista salire a Roma con la super valigia e l’ha caricata da sola sulla cappelliera, scusandosi, con un uomo, che era in piedi per la sua incolumità. Si ha detto proprio incolumità. “Scusi, si può spostare, per la sua incolumità?”.
Lui non ha alzato un dito, si è solo spostato. Stessa scena quando l’ha messa giù, quasi sentendosi che disturbava. Di nuovo.
Ma ritorniamo al toto banchina. Vi ho beccato eh?! Siamo tutti li. Ci mettiamo a destra o a sinistra a 5 minuti dall’arrivo? Dove sarà la banchina giusta?! Momenti di altissima tensione.
Incredibilmente oggi vince la sinistra.
Il primo dei due ragazzi pigia le frecce che emette la luce verde intermittente e ti annuncia di poter aprire le porte. Guardo la ragazza e dico passa prima tu e poi io ti aiuto a calare la valigia. E lei misto imbarazzo e vergogna mi dice, ma no, nessun problema, faccio da sola. Vada pure. Uno dei due ragazzi in lizza nel toto banchina a sinistra ci sente e acchiappa la valigia (forse valigia rende poco, superava il mio ombelico!). La sua faccia, della ragazza, era tipo: mi stanno rubando la valigia!, ed esclama, ma no, faccio io! E parte una mia pacca sulla spalla dicendole “fatti aiutare quando qualcuno si offre. Non fa male a nessuno.”
Un sorriso divertito, e di gratitudine si palesa. Si vedeva lontanamente che di queste gentilezze non ne vedeva molte.
Insegnamenti che mi porto a casa:
1. Guardiamoci intorno. Non viviamo sempre col cellulare, tablet, pc in faccia acceso. Guardiamoci intorno, a volte si vedono cose incredibili.
2. Da soli facciamo un sacco di cose quando serve, ma se c’è qualcuno che si offre (con l’aiuto da casa) accettalo. Non è un onta.
3. Stiamo davvero costruendo un mondo del genere? Una società alienata da quello che le sta in torno? Stiamo veramente insegnando alle generazioni future che tutto quel che conta sei tu, le persone che ti stanno intorno che chiami famiglia, le tue cose, che sia lavoro o altro ma sempre tu?
4. Io non voglio questo.Bonus: Non rientrare mai a Milano Centrale di Venerdì alle 18.30. Tenerlo sempre a mente.
Un gesto gentile, provoca una catena di altri gesti gentili, iniziando dalla persona che l’ha fatto, da quella che lo ha ricevuto, e sopratutto in tutte quelle persone che lo hanno visto. Butterfly Effect.
Sei hai ricevuto, fatto o visto un gesto gentile, condividilo. Può solo far bene.
Gesti gentili di questa settimana:
aprire la porta ad una persona piena di pacchi, accompagnare una persona in difficoltà ad attraversare una strada, far passare una macchina o una moto per prima (tanto la pasta non l’hai ancora buttata), far sedere una mamma sui mezzi pubblici anche se non incinta ma con due nani che smaniano, portare un paio di calzini a un senza tetto.
PS. Probabilmente le ho slogato la spalla con la pacca, ma è argomento che mi tocca molto da vicino.